fatica della leadership
La fatica più faticosa è quella inutile.
«Smettila di gestire le ore e i minuti della tua vita
come se un topolino impazzito ti rosicchiasse l’agenda
e impara piuttosto a gestire la tua energia, la tua forza
che sprechi con dispendiosa dissipazione.»
Su questo tema:
Non stiamo parlando della stanchezza buona che sente, ad esempio, un atleta che si allena. Tu senti fatica quando c’è una stasi: energie che non fluiscono.
Il corpo dell’azienda e le rigidità da sciogliere
Dopo tanti anni possiamo scommettere sugli acciacchi fisici dei nostri clienti.
Giochiamo a scommettere sui tuoi: tensioni muscolari, irrigidimenti alla cervicale, alla schiena, al diaframma, agli occhi. Ansia, insonnia. Problemi alla digestione, alla circolazione, al cuore.
E fai pure qualche scaramanzia mentre leggi quest’ultima riga: le statistiche dei morti sul lavoro non considerano infarti e ictus nelle posizioni apicali.
Ne vale la pena?
Non è maternalismo, è metodo. No, non ne vale affatto la pena, stiamo dimostrando come si può essere ottimi leader senza rischiare il miocardio.
Il tuo corpo fisico e il corpo aziendale si somigliano: lo stesso flusso energetico (fluido o bloccato) che c’è nella persona, c’è anche nell’organizzazione.
La frase che sentiamo più spesso è più o meno questa: “È cinque anni che lavoro lì e vedo che le cose son sempre le stesse”. Ovvero: l’energia è sempre bloccata.
Si può fare un massaggio all’azienda?
L’energia per sua natura deve circolare.
Vale sia per quella dei libri di fisica (quella che accende le lampadine), sia per quella bio-energetica che ci sentiamo dentro.
Invece spesso l’energia è bloccata dalle corazze con cui crediamo di proteggerci.
Come certi giocattoli dei nostri figli : scaricano le pile più restando fermi che funzionando, perché restano sempre in tensione. Quel giocattolo però ha un interruttore, noi no: meno male, perché significa che siamo vivi.
Anche se ogni tanto diciamo “sono morto, vorrei spegnere l’interruttore”.
Costruiamo le corazze per interrompere il flusso di emozioni, fragilità, conflitti.
L’azienda è un enorme laboratorio umano dove passano amori e odi, conflitti e simpatie, tutta la tavolozza dei sentimenti che si amalgamano o cozzano in un ambito rinchiuso, dove devi stare per obbligo, a fare cose spesso poco gratificanti e tantomeno divertenti.
È un flusso enorme, può essere meraviglioso ma fa paura.
Qualsiasi gruppo di animali costretto in una gabbia piccola tende all’aggressività; noi per restare umani e civili indossiamo le corazze del corpo (rigidità dei muscoli) e della mente (blocco delle emozioni).
Le corazze bloccano l’energia, la sequestrano.
L’indurimento mortifica la gioia di vivere, la capacità di ascoltare, la voglia di comunicare.
Se un muscolo è rigido se ne può sciogliere la tensione massaggiandolo: le fibre si rilassano, il sangue torna a ossigenare e il dolore passa. Ma nessuno ti ha mai insegnato a “massaggiare” un ramo aziendale: mi si è informicolata la ricerca e sviluppo, ho un crampo al customer care.
Paura di cosa
Mediamente siete persone coraggiose, risolute e determinate: se no non fareste questo mestiere.
Ma non c’è un leone che entra in ufficio, somiglia più ad uno sciame di tafani.
Ognuno ti succhia poche gocce di sangue, ma sono migliaia; ognuno lo puoi schiacciare tra due dita, ma appena ne ammazzi uno ne arrivano due.
È la ripetizione sfiancante di scelte dovute, che ti chiedono di spendere una dose sprecata di fatica, concentrazione, stress. Che ti distoglie dalle cose importanti, vere, significative, ti allontana dalla gestione della tua energia.
Ne abbiamo parlato qui, quando ci chiedevamo se un manager deve reagire o creare.
Significa anche capire cos’è che ci muove: la paura o il desiderio.
Questa fatica della leadership nella stasi delle rigidità, racconta un tipo di paura diverso dal leone che entra in ufficio. La partita è legata all’esercizio della volontà.
La volontà è una funzione dell’adulto; i bambini hanno voglie e ostinazioni, non la volontà, che si struttura gradualmente dopo, con il sé, se cresciamo in un contesto che ci incoraggia.
Se non immagino un altrove
non posso attivare la volontà
È una funzione volitiva, è il volere essere. Riguarda quello che vuoi diventare, come vuoi fiorire. È una forza potente che soggiace in ogni essere umano, ma che per essere sviluppata richiede disciplina, tenacia, costanza, metodo, progettualità. Richiede visione, immaginazione: la capacità di vedere oltre, di fare ipotesi, progetti, teorie.
Richiede gli ostacoli che sfidano, non quelli che annichiliscono.
Se l’azienda è un un sistema corazzato e poco energetico, non è così facile esprimere, esercitare, coltivare la propria volontà, mentre verrebbe naturale in un contesto energico, fluido e volitivo. Così resta un muscolo atrofizzato.
“Si può fare solo così” è la più tossica delle affermazioni
Il mantra dell’annichilimento è there is no alternative.
Quando è detta da un politico, una frase come “non c’è alternativa” può uccidere un popolo. Detta dal CEO fa lo stesso effetto.
Chiedeva Totò: siamo uomini o caporali?
È la domanda cibernetica che ci accompagna in diversi temi: noi siamo un dispositivo banale (una trivial machine) che se le dai un input restituirà automaticamente un certo output prevedibile?
O invece prima di reagire automaticamente a una situazione pensiamo a scopi, risultati attesi, mezzi, possibili effetti collaterali… e allora siamo elaboratori sofisticati e generativi (non-trivial machine) capaci di pensiero strategico, originale, creativo?
Come spieghiamo meglio qui possiamo chiederci: siamo leader o caporali?
Se le varie manifestazioni della crisi non ti lasciano vedere un’ alternativa vuol dire che forse la tua interpretazione è limitata: non ti basta più il processo logico del caporale ma vivi male in un mondo di uomini complesso e interrelato dove l’alternativa c’è sempre e spesso è semplicissima: cambiare paradigma.
La fatica è un meraviglioso sentimento
A volte bastano poche ore di consulenza, giusto per cambiare un punto di vista, il resto lo sai già da sempre.
Perché ciascuno, dentro di sé, è già pronto.
Ciascuno in pancia può essere sia leader che caporale, entrambi i personaggi abitano dentro a ciascuno di noi.
Ed è proprio la fatica, questo meraviglioso sentimento giustiziere del tuo caporale, colei che sancisce quando arriva il momento di scegliere.
Immagine di copertina: Tired Large Bear Forest Log / la foto è contrassegnata con CC0 1.0.