Un rientro davvero insolito quello di questo Settembre 2022, noi di Generativa osserviamo sguardi un po’ opachi, rughe più pronunciate sulla fronte dei nostri clienti, dei nostri colleghi e di tanti compagni di viaggio.
Forse a pensarci bene non è poi così strano che dopo 2 anni e mezzo di tempesta collettiva e con un mare altrettanto burrascoso di fronte a noi, gli sguardi siano di tal natura. A dire il vero più che spenti sono talvolta attoniti, increduli, sorpresi, storditi, lo sguardo di chi ha vissuto uno shock, ha attraversato la tormenta, è stato esposto a molti eventi inattesi, non ha ancora metabolizzato quello che è accaduto e all’orizzonte vede profilarsi un futuro incerto.
Si è trattato e si tratta dell’incontro duro e spietato con l’impermanenza della vita; con molteplici paure, con la scoperta incarnata che nulla dura per sempre, tutto cambia, l’unica cosa certa delle nostre fragili esistenze è il cambiamento.
Nello stesso fiume non è possibile entrare due volte.” (Eraclito)
Ed è proprio questo dolore individuale e collettivo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo, che può condurci ad una comprensione radicale e profonda di verità sostanziali dell’esistere, quali appunto l’impermanenza, la fragilità dell’umano, l’esperienza della sofferenza che accomuna tutti, la natura illusoria di essere separati dagli altri, capitani solitari del nostro vascello.
Tutti in Occidente abbiamo incontrato a distanza più ravvicinata che mai prima in tempi recenti, la perdita, il cambiamento repentino, prendendo coscienza che la morte e la vita sono legate a filo doppio, inseparabili gemelle siamesi.
E ora come naviganti sballottati dalla tempesta, come pugili a terra sul ring che non riescono ad alzarsi in piedi, di che cosa abbiamo davvero bisogno?
Nella mia lunga esperienza come Coach, come colei che sostiene le persone in cammino, ho preso coscienza profonda di una verità: le persone hanno bisogno di essere accompagnate e un’arte sopraffina dell’umano è quella di saper accompagnare chi vive, chi ama, chi soffre, chi sogna.
Quando si è accompagnati non si è più soli, gli sguardi si incontrano, si specchiano, forse non brilleranno ma di certo diventeranno specchi in cui ci si può riconoscere e scoprire che si può vivere e non meramente sopravvivere.
Nell’arte dell’accompagnamento alberga il noi che trascende l’ angusta prigione dell’io, c’è il camminare insieme, costruendo il cammino passo dopo passo.
In quell’incontro di sguardi, in quel vedersi oltre le maschere c’è una luce che può indicare una possibile via da percorrere che può diventare progetto, azione, condivisione, c’è il riconoscimento di qualcosa che accomuna gli umani, il germoglio di una comunità.
Senza comunità non c’è azione. Senza spoliazione di sé non c’è ricchezza, non può nascere il noi. Prendendo a prestito le parole di V. Frankl:
Solo la comunità garantisce il significato dell’individualità degli individui e solo la tutela dell’individualità degli individui garantisce il senso della comunità”
V. Frankl ci ricorda che questo tratto fondamentale distingue la comunità dalla collettività o massa.
Così ha assunto una nuova luce il lavoro che svolgiamo da anni in Generativa, esso consiste proprio in una infaticabile attività di accompagnamento delle persone, dei team, delle imprese nella cucitura quotidiana del ‘senso‘ e del ‘noi’ per sprigionare le migliori energie dell’umano e proiettarle verso le mete coerenti con i valori fondanti, e questo lavoro infaticabile è ancora più necessario quando il mare si fa tempestoso.
Si tratta di un cammino quotidiano attraverso il cambiamento, le trasformazioni che le imprese e le persone si trovano ad affrontare.
E’ un impegno costante oltre la sofferenza, oltre la fatica, per costruire. Accompagnare vuol dire stare insieme nei momenti felici e in quelli più duri.
Soltanto dalle comunità si sprigiona l’azione trasformativa, soltanto nelle comunità l’energia dei singoli incontra un moltiplicatore esponenziale.
L’accettazione della finitezza è il prerequisito per la salute mentale e per il progresso umano.” (V. Frankl)